Piccolo borgo arroccato alle pendici del monte Boài, sulla destra orografica del torrente Noce. Si caratterizza per la presenza di antiche miniere di ferro che probabilmente anche i Romani conobbero, sfruttate soprattutto nel XV e XVI secolo. In un primo tempo il materiale estratto veniva condotto a Cogolo, poi il lavoro di fusione si spostò più a valle, nella località tuttora denominata Forno di Novale, funzionante fino al 1954, anno in cui è stato demolito l’altoforno. La fiorente attività di estrazione mineraria della zona e la connessa lavorazione del ferro è stata fondamentale per lo sviluppo economico e sociale della valle, ora è un importante patrimonio culturale.
Poco distante dall’abitato, edificata su un antico castelliere e ultimata dai minatori, troviamo la Chiesetta di Santa Lucia, la più antica della Val di Peio, una testimonianza di devozione popolare ma anche emblema di questa attività mineraria. I suoi preziosi altari lignei sono conservati all’interno della Chiesa Parrocchiale di S. Matteo, del 1462, dall’inconsueta pianta a croce greca.
Il paese conserva la casa avita di Giacomo Matteotti e l’omonimo “Circolo Culturale e ricreativo” mantiene viva la sua memoria con una mostra permanente a lui dedicata.
Il sentiero forestale “L’Antico bosco di Larice” è un giro ad anello che racconta con pannelli didattici un pezzo di storia della vita della Val di Peio, permette anche di raggiungere la Malga Val Comasine, aperta nel periodo estivo. Un itinerario denominato “Sentiero dei Minatori”, ripercorre il sentiero che veniva utilizzato dai minatori di Vermiglio per andare a lavorare in miniera, collegando Comasine a Vermiglio.
Ph.: G. Borghesi
Ph.: Archivio Ecomuseo