Ph.: Elisa Moreschini
Conosciuta anche con l’accezione dialettale Casa dela Béga, dal soprannome della proprietaria Maria Domenica Grazioli (la Béga) che l’ha abitata fino al 1991, è un raro esempio ben conservato di tipica dimora contadina, documentata già dal 1600, ma potrebbe essere molto più antica. È un vero gioiello, fondamentale per capire un mondo di tradizioni e valori ma anche, soprattutto, di saperi e tecniche; si può considerare il cuore del nostro Ecomuseo.
Nel 1998 è diventata una casa-museo grazie all’interessamento dell’Associazione Culturale di Ricerca Etnografica L.I.N.U.M. e del Comune di Peio che l’ha acquistata per valorizzarla a fini museali. Questo ha permesso di conservare nella sua autenticità secolare l’edificio, dove non vi è nulla di artefatto, eccetto il necessario rifacimento del tetto in scandole fatte a mano dai volontari, l’impianto elettrico e l’intervento di recupero della piazza antistante la casa, realizzato dall’architetto Giovanni Pezzato. Per questi motivi è di grande impatto emotivo, vi si respira l’anima della quotidianità povera ma dignitosa del passato, racconta storie di donne e uomini che hanno vissuto una vita dura ma con orgoglio e ingegno e sembra che Maria ci abiti ancora.
L’edificio testimonia l’evolversi dell’architettura locale e il modo di vivere di un tempo. Si sviluppa su tre livelli e sottotetto; i locali hanno pochissime suppellettili ad eccezione della camera da letto (stua), capolavoro di arte povera ottocentesca, con stufa in ceramica (fornèl a óle), baule della dote, armadio, e i ricordi di Maria.
L’abitazione ha un’interessante particolarità: la rarità di due forni in pietra. In passato quasi nessuno aveva il forno in casa e un’ipotesi che è stata fatta, darebbe una spiegazione anche al soprannome della famiglia: Béga probabilmente deriva da Bäcker, ossia, panettiere in tedesco. Grazie all’Ecomuseo, è possibile rivivere le fasi dell’antica panificazione e assaggio dei panèti in occasione della manifestazione “El pan de ‘na volta”, uno dei due forni è infatti ancora funzionante. Entrambe le cucine sono stanze secolari, dispongono del focolare aperto con le assi per appendere la carne e gli insaccati ad affumicare, hanno le pareti annerite dalla fuliggine e la necessaria pavimentazione in pietra.
I locali del piano più alto della casa sono stanze vuote, ma sono degli spazi interessanti per vedere l’utilizzo della paglia come isolante (malta en paia) fra filetti di legno. Nella camera al secondo piano si possono vedere il contenitore delle granaglie, quello del pane (panèra) e le assi per sistemare i panéti. Nella stanza a piano terra sono presenti diversi attrezzi agricoli, una panèra e gli strumenti usati per la lavorazione del lino; un corridoio porta al bagno esterno, a caduta.
La visita si conclude a piano terra, nella cucina “moderna” degli anni Sessanta del Novecento. Quando Maria ricevette la pensione ricavò da un magazzino questa piccola stanza vicino all’entrata, con le comodità dell’acqua corrente e di due fonti di calore (stufa a legna e gas), il pavimento in linoleum e un divano. Lei e sua mamma tessevano, e, probabilmente, in questa stanza, oppure nella “stua”, era presente il telaio ora conservato al METS – Museo Etnografico Trentino di San Michele.
Nel 2020 si è svolto un lavoro di documentazione, schedatura e studio del materiale conservato presso il sito; si è pertanto costituita una buona base di dati fruibili, utili per la comprensione di determinate dinamiche di interazione tra manufatti, luoghi e vita comune in area alpina, e a dare precisi spaccati etnoantropologici della realtà della Val di Peio.
APERTURE
Dal 25 giugno al 13 settembre il martedì e il venerdì con orario 15.00-18.00 e visita guidata a pagamento.
Si effettuano aperture a richiesta anche in primavera ed autunno.
Per gruppi numerosi è consigliabile la prenotazione telefonando al numero: 339.6179380,
oppure scrivendo un’e mail all’indirizzo: ecomuseopeio@gmail.com
Il sito ha barriere architettoniche, non è pertanto accessibile ai disabili.
Casa Grazioli si trova a Stombiano in Via alla Casàcia, 7 (vicino alla Chiesa di Sant’Antonio).
Ph.: Archivio Ecomuseo
Ph.: Archivio Ecomuseo
Ph.: Elisa Moreschini