Il sentiero didattico si trova in Val Comasine a 2120 m di altitudine, è un percorso ad anello che permette di ammirare i secolari custodi della valle: circa 130 Larici che raggiungono e spesso superano i seicento anni di età, patriarchi di un bosco originale.
In Val di Sole non è difficile trovare alberi secolari, ma un bosco intero è davvero unico. Questi particolari alberi sono protetti, nel loro legno è racchiusa la storia della valle; spiccano tra gli altri per le grandi dimensioni e per essere di colore più scuro. Sono distribuiti su circa nove ettari di territorio dell’ASUC di Comasine e un facile sentiero, attrezzato con diciotto pannelli esplicativi guida alla loro scoperta.
Ph.: Archivio Ecomuseo
I risultati degli studi dendrocronologici sul campo condotti dalla Dott.ssa Christa Backmeroff costituiscono il tema centrale del percorso, permettendo la ricostruzione di mille anni di storia. La ricercatrice, ha misurato l’età dei Larici (i più “anziani” sono nati nel 1350 circa) ed ha tratto anche interessanti informazioni sul clima e sull’ambiente in cui queste piante sono cresciute, studiando gli anelli di accrescimento del legno. Le approfondite ricerche interdisciplinari effettuate, tra scienza e storia, hanno anche permesso di ricostruire le vicende legate alla vita della valle, riferite in particolar modo all’estrazione mineraria con la produzione in loco del carbone necessario alle fusioni. Questa attività che interessò la Val Comasine per molti secoli, è testimoniata dalle aie carbonili (aiàl) e dalle cavità e i cumuli di materiale pietroso che si incontrano durante il cammino.
Il legno degli alberi serviva a produrre il calore indispensabile per estrarre il minerale dalla roccia e quello di Larice era preferito rispetto agli altri per il suo elevato potere calorifico. Veniva trasformato in carbone per l’alimentazione dei forni per la fusione del metallo e delle forge per la sua successiva lavorazione. Per questi motivi, soprattutto nel periodo di maggiore estrazione mineraria, i boschi erano pesantemente sfruttati e si arrivò alla carenza di legname. Per fare carbone, dapprima si disboscò la montagna più accessibile e vicina ai centri abitati e successivamente, per necessità, si arrivò anche al bosco di Larice dell’isolata Val Comasine, a tredici chilometri dal fondovalle. Venne tagliato tutto, eccetto degli alberi, allora insignificanti perché troppo piccoli per essere sfruttati: i Larici monumentali che possiamo ammirare oggi nel sentiero didattico. Questo spiega anche il motivo per cui abbiano tutti all’incirca la stessa età.
Il percorso documenta anche che il patrimonio minerale della valle, ancor prima dell’estrazione del ferro, fin dall’antichità, è stato impiegato come materiale da costruzione. Lungo l’antico bosco si incontrano infatti muretti e l’elemento tipico del paesaggio della Val Comasine: le Malghe (i ruderi di Malga Vecia e le Malghe Val Comasine e Mason). Il suggestivo sentiero permette di entrare, poco alla volta, in un mondo vecchio di secoli.
Il sentiero didattico è lungo 4,3 km, richiede circa due ore di comoda passeggiata attrezzata con pannelli esplicativi, con partenza e ritorno dalla località Camp (punto panoramico che permette di vedere la Val di Peio a 360°), oppure partendo dalla Malga Vecia (all’inizio di Val Comasine) per chi scelga di percorrere il sentiero SAT 126.
La località Camp si raggiunge da Comasine percorrendo una strada sterrata aperta al transito per circa 3,5 km, dove comincia una strada forestale soggetta ad autorizzazione comunale (circa 5 km) nei mesi in cui è chiusa la Malga di Val Comasine, mentre il transito è libero nei mesi estivi (da fine giugno a metà settembre circa).
In alternativa, l’antico bosco si può raggiungere anche partendo da Peio Fonti, dalla località Belvedere, prendendo il sentiero SAT 126. Questo percorso è più breve ma anche più faticoso: sale ripido costeggiando per un lungo tratto il Rio della Val Comasine porta alla Malga Vecia senza transitare per Camp.
Ph.: Archivio Ecomuseo
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Ph.: Lorenzo Podetti
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